L’Ecomuseo Argentario conserva alcune tracce della “Fortezza di Trento", ai piedi del Monte Calisio. Si tratta di una serie di fortificazioni e opere campali costruite dall’Impero Austroungarico alla fine dell’Ottocento.
A Civezzano è visitabile la Tagliata stradale superiore, accessibile al pubblico gratuitamente negli orari indicati nel sito del Comune. L’interno è interessante anche per la presenza di scritte originali dell’epoca (recentemente restaurate) che indicavano gli angoli di puntamento del cannone.
Partendo dalla Tagliata si può percorrere l’itinerario della Grande Guerra, che attraversa gran parte dell’area fortificata, fino alla batteria in caverna subito sotto la Cima del Calisio.
Recentemente è stato recuperato anche il fortino in caverna di Castel Vedro, sull’omonimo dosso a monte della Tagliata, che sarà presto visitabile. Al momento è possibile percorrere il sentiero che arriva alla cima del dosso, con un bel punto panoramico sulla valle.
L’impianto sotterraneo denominato “Batteria di Castel Vedro” si trova direttamente sopra la Tagliata Superiore di Civezzano.
Dall’entrata principale di questa batteria, che
serviva anche da riparo per la fanteria, una scalinata conduceva direttamente alle postazioni sul dosso, dal quale questa fortificazione campale dominava la valle del Fersina e ampie parti della zona di Civezzano.
La galleria dei fucilieri allestita alla fine del lungo tunnel principale è stata realizzata in cemento armato ed era una postazione frontale.
La costruzione di questa batteria in caverna fu nota al controspionaggio italiano, che nei propri incartamenti annotava la dicitura “lavori a quota 593“.
Il Genio militare austroungarico preferì armare la postazione con mitragliatrici da 8mm/M93 su affusti
da fortezza girevoli con scudo protettivo piuttosto
che con cannoni, dato che la valle del Fersina era già adeguatamente protetta dalla batteria in caverna della Tagliata Inferiore.
La casamatta laterale di destra teneva sotto tiro
il territorio antistante alla Tagliata Superiore, mentre la casamatta laterale sinistra copriva
la zona in località “Le Finestre”, sovrastante Civezzano, integrando come postazione laterale l’azione delle due mitragliatrici frontali poste sul Dos Castion.
Nelle sue immediate vicinanze si trovano i resti di due casematte in calcestruzzo che impedivano l’aggiramento della batteria un tempo armate con mitragliatrici.
In seguito alla terza guerra di Indipendenza (1866), nella quale il Veneto fu annesso al Regno d’Italia e Garibaldi si spinse fino alle porte di Trento, l’Impero austriaco si pose il problema di difendere
i propri confini da una possibile conquista italiana. Da questo momento fino allo scoppio della Grande Guerra il capoluogo fu attorniato da una serie di fortificazioni che presero il nome di “Fortezza di Trento” e che si spingevano dal Bondone fino al Lagorai. L’area compresa tra il monte Celva ed il Soprasasso, quindi anche l’altopiano del Calisio, costituiva il IV distretto di difesa della piazzaforte di Trento.
Le fortificazioni sul Calisio servivano principalmente a difendere la città da attacchi provenienti dalla Valsugana.
Tre diversi capisaldi si trovavano a Civezzano: la Tagliata Stradale
Inferiore sbarrava la vecchia strada della Valsugana e disponeva di una postazione per fucili al di là del Fersina, collegata da un ponte, a difesa della ferrovia da poco compiuta; la Tagliata Superiore sbarrava l’attuale “Strada dei Forti” fra Cognola e Civezzano; il Forte Principale, completamente distrutto, si trovava sul Doss Castion che domina Civezzano, poco sopra la Tagliata Superiore.
Sul Monte Calisio, lungo la strada fra Civezzano e Montevaccino, fu costruito il Forte Casara, mentre a Martignano esiste ancora oggi un forte in ottime condizioni, posto a difesa del centro cittadino.
Allo scoppio della Prima Guerra mondiale queste strutture si rivelarono inadatte a resistere all’artiglieria moderna e troppo visibili, perciò furono demolite o declassate a magazzini: i
nuovi forti furono costruiti in caverna, in particolare sulla Cima del Calisio, ancora oggi raggiunta da un’efficientissima strada militare e attraversata da centinaia di metri di gallerie e dai pozzi per le cupole corazzate. Tutta la dorsale del monte fu inoltre dotata di opere campali come trincee e fortini (tra cui la Batteria di Castel Vedro).
Le sorti della guerra fecero però spostare il fronte più a sud, sugli altipiani: la fortezza del Calisio, gioiello di architettura militare nella quale erano state sperimentate nuove soluzioni ingegneristiche,
non entrò mai in azione. Nei decenni successivi fu smantellata dai recuperanti dei paesi vicini, che utilizzarono i materiali per ricostruire le loro case. Le gallerie sotterranee furono riutilizzate come rifugi antiaerei durante la Seconda Guerra mondiale.
Castel Vedro si trova su un piccolo terrazzo pensile coltivato sovrastante la piana alluvionale di Civezzano. Da una diaclasi della roccia sgorga una piccola sorgente perenne che si disperde nel campo.
La buona esposizione del terrazzo, con il versante a valle ad est e il versante a monte a ovest, ne ha fatto un luogo preferenziale di stanziamenti preistorici in varie epoche.
Sono stati ritrovati una ottantina di strumenti e manufatti comprendenti alcuni nuclei in selce rossa locale proveniente dai calcari del Rosso Ammonitico. Sono presenti: grattatoi frontali corti, ogivali e
carenali; strumenti a ritocco erto; triangoli: denticolati. Nel suo insieme l’industria linea può essere attribuita al mesolitico antico.
Il sito di Castel Vedro costituisce la prima documentazione sulla più antica antropizzazione dell’Alta Valsugana in un’area di particolare interesse quale direttrice geografica degli spostamenti stagionali del cacciatori mesolitici verso la Catena del Lagorai. Il più vicino sito mesolitico atesino è il Riparo Gaban ubicato a 6-7 Km di distanza.
(Bernardino Bagolini – Tullio Pasquali)
Castel Vedro percorso 1
Castel Vedro percorso 2