Nel territorio dell’Ecomuseo l’agricoltura ha saputo valorizzare il poco spazio a disposizione con coltivazioni adatte al territorio, oggi bacini di sperimentazione per i metodi biologici.
La collina dell’Argentario ospita vigneti di pregio, numerose cantine e agriturismi, mentre la zona di Albiano vanta un’antica tradizione di castanicoltura. In tutto il territorio dell’Ecomuseo sono diffusi bellissimi orti, molti dei quali coltivati su terrazzamenti sostenuti dai tradizionali muretti a secco. Boschi e prati sono particolarmente ricchi di erbe spontanee aromatiche ed officinali che si prestano ad originali utilizzi in cucina.
Nel territorio dell’Ecomuseo è documentata nel passato l’attività di decine e decine di mulini ad acqua, tanto che si può dire che ogni torrentello sulle pendici del Calisio abbia fornito l’energia per macinare i cereali.
I mulini erano concentrati soprattutto a breve distanza dai paesi – si pensi alla Val dei Molinari presso Gazzadina – ma talvolta distavano parecchio dagli abitati, come nel caso del Molin del Diaol, a valle di Montevaccino. Di parecchi mulini ad acqua rimangono ancora i fabbricati, oggi convertiti ad altro uso; i mulini più lontani dai paesi e posti in luoghi difficilmente raggiungibili, sono ridotti a ruderi o sono stati cancellati dal tempo.
Il Mulino Dorigoni, alle Slacche di Civezzano, è uno dei pochi mulini ad acqua sopravvissuti in Trentino.
Dal 1858 fino ai primi anni Ottanta del secolo scorso ha svolto un’intesa attività artigianale di macinazione dei cereali, dal frumento al granoturco, alla segale. All’inizio del ventesimo secolo il mugnaio installò sul mulino una dinamo, che lo trasformò nel primo edificio dotato di illuminazione della zona.
Ora l’antico mulino è diventato un museo e costituisce un’importante testimonianza dell’attività agricola tradizionale in Trentino e in particolare, grazie ad una mostra di strumenti e macchinari, illustra e recupera gli aspetti più peculiari della vita del mugnaio.